martedì 3 luglio 2012

Ritorno.

I primi dieci minuti della mattina erano sempre i più confusi. 
H. sedeva al tavolo della cucina indecisa sul da farsi, nella sua testa si spintonava una enorme quantità di pensieri: fare questo e quello e sentire questo o quest'altro, ricordarsi di portare la tal cosa al tale. 
Nessuno dei pensieri riusciva ad avere la meglio, era sempre così, stava tutto lì, qualcosa cercava di farsi notare più del resto ma nessuna attività, nei primi dieci minuti della mattina, riusciva a conquistarsi l'interesse di H. per più di cinque secondi.
Era il tempo in cui H. preparava la caffettiera, rovistava nella dispensa alla ricerca di qualcosa che assomigliasse a un biscotto, faceva un giretto sul balcone e recuperava dall'armadietto della cucina la sua tazza preferita. 
Quella mattina, però, inaspettatamente, dopo essersi versata il caffè e aver ripiegato su una fetta biscottata e della marmellata H. si ricordò del sogno e questo occupò completamente la sua attenzione e lei diventò un po' triste. 
Il sogno di cui H. si era ricordata era quello che aveva fatto quella notte e che le capitava spesso di fare. 
Il motivo per cui diventò triste era che da un po' di tempo non faceva più quel sogno e sperava che se ne fosse andato perché era un sogno che la metteva a disagio. 
Il contenuto del sogno era: H. doveva andare da qualche parte, si incamminava ma le sue gambe, improvvisamente, diventavano pesantissime sempre più pesanti e i passi sempre più lenti, provava a correre ma non ci riusciva, la sua corsa risultava lenta e fondamentalmente inutile. Nel corso del sogno, poi, solitamente, iniziava a fare caldo, caldissimo e H. aveva sempre il solito problema, andare da qualche parte e non riuscire ad andarci e sapere, in modo quasi inesorabile, che se anche fosse riuscita a raggiungere la sua destinazione sarebbe arrivata in ritardo. 
H. bevve l'ultimo goccio di caffè dalla tazza, si alzò e iniziò a occuparsi di tutto quello che doveva fare, ora le cose iniziavano a ordinarsi da sole in ordine di importanza, il sogno se ne tornava dietro le quinte ma rimaneva lì, liberarsene forse era impossibile, era parte del teatro. 

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