sabato 24 agosto 2013

per soli 50 centesimi

Per soli 50 centesimi oggi giorno si possono fare esperienze veramente incredibili come, per esempio, usufruire dei bagni della Feltrinelli in Duomo.
il motivo per cui mi ci sono trovata è ovviamente noto a tutti sotto l'etichetta di: #bevi_come_un'oca_prima_di_uscire_di_casa, ma comunque non è il punto interessante di questa storia. 
il punto interessante è che io pensavo mi sarei trovata di fronte al solito spettacolo tanto desolante quanto suburbano di bagno pubblico: vecchia munita di spazzettone o cingalese di mezza età seduti con aria arcigna di fronte a un tavolinetto con apposito orrido piattino per "offerte per il bagno".
Quello che invece è accaduto è stato più o meno questo: sono all'ingresso del bagno e oltre la soglia mi accoglie una luce soffusa sull'azzurro e una musica new age che copre, ma senza essere invadente, il rumore di sciacquone e lo sciabordio dei lavandini. In una fila ordinata e piuttosto silenziosa un gruppetto di signore che aspettano. La fila è regolata da un tornello, modello ingresso in metropolitana, tu inserisci 50 centesimi in una fessura e il tornello ti accorda il passaggio rilasciandoti anche un buono con banda luccicante da 50 centesimi. Il buono può essere utilizzato per una consumazione all'Autogrill del piano superiore. Sul retro del buono, in modo molto educato, vieni informato che puoi riscattare il buono entro l'anno solare, che non puoi convertirlo in denaro e che non è comulabile ma in fondo non ti  importa perché tu trovi improvvisamente molto giusto aver pagato 50 cent per andare in un bagno del genere. 
Poi è il mio turno: all'interno del singolo bagno tutto è altrettanto pulito e ordinato e dopo che uno ha "reso alla terra" ciò che deve e sta per andarsene succede l'impensato: il copri tazza comincia a girare e una specie di spugna disinfettatrice lo lava con cura il tutto sempre accompagnato da celestiali note new age. 
Esco dal bagno e mi avvicino ai lavandini, i quali ovviamente sanno che voglio lavarmi le mani e mi piacerebbe anche del sapone, l'acqua inizia a scorrere e il sapone incredibilmente è lì e non sta gocciolando verdastro e schiumoso da un manomesso contenitore marrone, Parbleu! 
è una situazione anche imbarazzante per certi versi, il bagno di casa mia è sicuramente meno pulito e cordiale di questo bagno, non vorrei andarmene, ma decido di asciugarmi le mani e uscire. Mi avvicino a quello che ha tutta l'aria di essere un normale distributore di carta, sono risentita, ma in fondo, penso, nulla è perfetto. provo a tirare la mia salvietta di carta ma... alt... il distributore mi dice che devo mettere le mani davanti al sensore, un'improvvisa ventata di progresso mi proviene anche da questo oggetto.  Metto le mani davanti al sensore, niente; metto una mano sola davanti al sensore e con l'altra provo a tirare la carta, niente; sorrido alla signora che a fianco a me ha appena finito di lavarsi le mani e sta anche lei cercando di asciugarsele, niente; sventolo le mani in modo scomposto davanti al sensore, niente, schiaccio il sensore, niente. 
Esco con le mani bagnate, ma se vi avanzano 50 cent da investire...

sabato 20 luglio 2013

bacchette del sushi in 5 atti


Esordio: 

Quindi stasera decido di ordinare del Sushi on-line dal divano così che mi sento subito a New York e aspetto il tizio della consegna che dovrà somigliare a Bruce Lee e mi godo la mia serata che Sandra Bullock mi fa un baffo. 
Ma, a parte il fatto che il ragazzo della consegna non assomigliava affatto a Bruce Lee, che poi essendo Bruce Lee cinese avrei anche dovuto aspettarmelo, la cosa che rovina davvero il mio quadretto di sonounadonnaincarrieraemangiosushi sono le stupide bacchette.

Streamofconsciousness:

Io dico, ammettiamo pure che probabilmente io ho nelle mani qualcosa che non funziona, cioè forse mi hanno dato un modello di mani che non ha l'opzione "bacchette per mangiare sushi giapponese", che poi se mi avessero chiesto se mi interessava come optional lo avrei anche comprato: voglio dire... cosa costeranno delle mani con l'opzione sushi? 10 euro in più del modello tradizionale? non è che non li avrei spesi... ma vabbè.

Ripresa: 

Io non capisco, diciamo che prendo in mano le bacchette in un modo che mi sembra anche ragionevole, faccio un po' di scena e dopo tentativi numero 5 riesco a tenere in precario equilibrio il mio pezzo di salmone con riso, lo sollevo lentamente perché lo so da me la fretta è una cattiva consigliera, chi va piano va sano e va lontano bla bla bla..., avvicino il salmone con riso alla vaschetta della salsa di soia (che tra l'altro scala la top ten dei miei gusti preferiti), intingo il salmone e poi, improvvisamente, per sua iniziativa, il salmone con il riso cade inesorabilmente nella vaschetta.

Sequel:

1) La vaschetta ovviamente non è grande e il salmone è ingombrante, la salsa di soia deborda e sporca tutto il tavolo mmmfastidiosìsìsì. 
2) Il riso e il salmone si impregnano di salsa alla soia che nemmeno ci fossero nati.
3) Inizio tentativo di pesca miracolosa del salmone e del riso che ovviamente imbevuto di salsa si è sfaldato chicco per chicco e sarà impossibile da recuperare.
4) sono costretta a recuperare il salmone con le mani, che così diventano unticce.

epilogo:

E ccheccavolo ok prendo la forchetta. 





sabato 6 aprile 2013

neon e foccacce

Per esempio, il focacciaro di corso 22 Marzo con il suo negozio che ha un'insegna al neon rosa: "focacceria" dico, lui è felice?  
Insomma, lui sta lì nel suo negozio e chissà come sta. 
Forse durante il giorno non se lo chiede se è felice o no, fa le focacce, dà i resti, mette le cose nei sacchetti di plastica, non so un pezzo di focaccia farcita e una bibita.
La sera, però, quando per esempio come oggi, il suo negozio è vuoto e può tenere la porta aperta perché non fa freddo e così sente un po' i rumori della strada ma in fondo c'è silenzio, magari se lo chiede se è felice. 
Dopo un giorno intero di: "Salve", "Buongiorno", "Buon pomeriggio", "Ecco a lei", "La servo subito", "Si figuri", "Buonasera", "Sì gliela preparo", "No, mi spiace, l'abbiamo finita..." c'è, forse, un secondo in cui si chiede se è felice?
Lui e il vecchio col cappello che leggeva sull'autobus, le due ragazze che ballavano alla fermata, la coppia che sfrecciava in motorino, i quattro amici che ridacchiavano fermi al semaforo perché uno era vestito tutto di bianco, la coppia che stava seduta fumando sul muretto del parco, i bambini che venivano sgridati dal loro papà mentre scendevano dalla macchina, tutta questa gente è felice? almeno un po'? E si chiede mai se è contenta? E come farà a essere contenta? ci sarà un momento in cui si sente se stessa, a casa, abbracciata, amata, oppure tutti non fanno altro che vendere focacce tutto il giorno, salutare affannosamente e servire un cliente dopo l'altro?. 

mercoledì 3 aprile 2013

trammart

Se uno è fortunato a volte, a Milano, gli capitano dei tram meravigliosi.
Oggi ho preso il tram due volte: Fortunata.  
All'andata c'era una signora: occhiali Prada, borsa Prada, scarpe Prada... che poi magari era tutto finto, ma faceva la sua scena... 
La signora Prada aveva poi una figlia, credo che fosse una di quei figli che compri dalle riviste... sì, quelli che ti mandano il catalogo a casa. Sul catalogo ci sono un po' di figli e tu lo scegli. La signora aveva scelto questa figlia con un cappottino grigio e una sciarpa rosa. Ovviamente la sciarpa rosa della figlia catalogo era perfettamente annodata e la bambina sedeva composta sul suo sedile e parlava con mamma Prada e leccava un gelato. 
Era anche lui un gelato catalogo perché non gocciolava, o forse era un gelato di Prada... non so... poi sono scesa. 
Al ritorno, dopo cinque minuti di sana polemica interstellare con le cinque o sei modelle che sono salite insieme a me con i loro sei metri di gambe e sei chili di peso (vabbè) e dopo aver pensato "carino quel tizio" di un indaffarato giovane in carriera, è successo l'impensabile.
Una signora, qualche sedile avanti a me, ha risposto al telefono e... la sua voce era Isma nelle Follie dell'Imperatore. 
Era Isma che parlava con qualcuno di una compagnia telefonica dicendo che lei non voleva la wireless e che non era interessata a nuove promozioni. Epico.  

Fermata Santa Maria del Suffragio
Si alza l'amica di Isma, Isma è ancora al telefono perciò le fa solo un piccolo accenno con la mano.
L'amica di Isma ha almeno 120.000 anni... almeno. 

Se me ne fossi accorta prima avrei potuto chiederle un sacco di cose tipo: "Scusi, ma quella storia del big bang alla fine, com'è andata davvero?" oppure "lei che c'era perché non ha fatto niente per la vicenda della mela? Se avesse portato Eva a fare un po' di shopping tra amiche... dico, ora sarebbe tutto più semplice..."



sabato 23 marzo 2013

il posto degli arrivi

Oggi sono andata all'aeroporto a prendere una mia amica. 
Io non ero mai stata a prendere nessuno all'aeroporto.
Innanzitutto la cosa più incredibile è che ci sia un posto degli arrivi. Tu vai lì, ci sono delle porte di vetro scorrevoli e tu aspetti lì davanti e la persona che stai aspettando, prima o poi, uscirà da una di quelle porte. 
è certo che accadrà e tu devi solo aspettare. 
Se per ogni cosa ci fosse un posto degli arrivi credo sarebbe tutto molto più semplice... si potrebbero fare delle grandi sezioni... e quando tu desideri una cosa o aspetti che accada vai lì, perché lì è certo che arriverà. 

La seconda cosa incredibile è quando le porte di vetro si aprono e chi doveva arrivare arriva. 
Oggi per esempio sono arrivati due grassi americani a cui i loro amici hanno fatto una foto ancora prima di riabbracciarli. Quando le porte di vetro si sono aperte e i grassi americani hanno visto i loro amici che li aspettavano hanno riso, poi i loro amici gli hanno fatto la foto e poi si sono abbracciati. 
Dopo è arrivata una ragazza bionda con una valigia grande grande e era aspettata da una sua amica con una ciocca di capelli rosa. 
Una signora che ha riabbracciato prima il suo cane e poi il marito. 
Una manciata di uomini d'affari, li aspettava una zelante signorina di nero vestita con caschetto da segretaria superprofessionale e cartello.
Anche questa vicenda dei cartelli sarebbe in realtà da approfondire. è bello che ci sia qualcuno che ti aspetta e te lo dice con un cartello: "I'm waiting for mr. Al Hemed" (oggi aspettavano mr Al Hemed). Tu arrivi, ti guardi intorno, vedi il tuo cartello, sai chi ti sta aspettando e ti dirigi giusto, dritto verso chi ti aspetta. 
Chissà cosa ha preparato per te chi ha il cartello con il tuo nome? Se ha un cartello col tuo nome è impossibile che non abbia preparato qualcosa per te.
In verità, qualcuno, tra quelli che sono arrivati, non era aspettato da nessuno così andava veloce, dritto per la sua strada, ma sta proprio nel fatto che uno arriva da qualche parte che c'è qualcosa che lì lo aspetta. Almeno credo. 
Perciò, mi sa, che il punto è che se arrivi qualcuno ti sta aspettando.
Poi è arrivata una ragazza con uno zainone ed era tutta seria e quando ha incrociato chi la stava aspettando non si sono parlati, sono stati zitti e si sono abbracciati e lei piangeva ed è stato così triste. Non si sono proprio detti niente. Si sono abbracciati e basta, tutto in silenzio ed è stato un arrivo pieno di dispiacere. 



sabato 6 ottobre 2012

semplicemente meravigliosa

Ci sono poi delle canzoni che sono esattamente quello che stavi cercando, nel momento in cui lo stavi cercando. La cosa migliore è che capita di trovarle per caso... così, perché sono la musica di attesa di una segreteria telefonica...


lunedì 3 settembre 2012

Fichi d'india = un'impostura

Allora, questa sera sono stata al mio super rinnovato supermercato nuovo dietro casa... 
A parte che dovevo comprar due cose e son stata dentro un'ora perché dovevo ambientarmi... sono stata vittima di un'insidiosissima impostura, l'impostura dei fichi d'India. 
Il punto è che io volevo dei fichi che ho scoperto essere tipo nel mia top ten della frutta ma, nel nuovo e super rinnovato supermercato i fichi non c'erano ma facevano bella mostra cassette di chili e chili di fichi d'India. 
Allora io ho detto: Beh, se si chiamano fichi saranno uguali ai fichi solo vengono da un paese diverso...infondo siamo in una società multi etnica bla bla bla...
e invece no... 
Stasera faccio per mangiare il mio fico d'India e scopro che:

A) Ha un miliardo di spine invisibili che ti si infilano nelle dita provocando fastidio eterno e dolorini malefici. Toglierle è impossibile perché sono invisibili quindi, probabilmente, per aver mangiato un fico, andrò segnata nel mondo per l'eternità. E Adamo si è lamentato per una mela...

B) Quando l'ho aperto, il suo interno non assomigliava affatto al rassicurante interno spugnosino e rosa del fico ma a una specie di polpa con millemila semini, rossa.

C) Non sa affatto di fico ma di... BANANA...

Adesso io dico... cosa lo chiami a fare fico se non sa di fico, non assomiglia a un fico e non è buono come un fico... non ha senso!! Chiamalo chessò frutto del fastidio dell'India... o Sapordibanana con semini rossi o Mannaggiattè... ma non fico...  E poi mi lamento, e le mie coinquiline dicono: e ma è d'India per forza che è diverso non è solo fico... La mia obiezione è: non è che esistono mettiamo: pomodoro italiano, pomodoro asiatico e uno è un pomodoro e l'altro sa di zucchina bollita... no... quindi questa storia: "Eh ma è d'India" io non me la bevo. Punto. Fine, chiuso. Il fico d'India è un'impostura bellaebbuuona!! SUFFRAGETTE A NNOI!