domenica 18 marzo 2012

Carlotta


Carlotta è una ragazza grassa,
è grassa fisicamente ed è grassa metaforicamente, a pensarci bene anche il suo nome è grasso: Carlotta! Solo pronunciarlo dà l’idea di una bocca piena di muffin quindi lei è omnigrassa.
La sua grassezza è incominciata quando suo papà ha portato in casa LA scatola.
Un giorno è entrato dalla porta con una scatola sottobraccio e l’ha messa in cucina. Non ha detto niente, non ha detto cos’era, non ha detto se si poteva aprire, non ha detto se era per qualcuno in particolare ha solo preso la scatola e l’ha messa sul tavolo poi ha fatto le valige ed è partito per uno dei suoi numerosi viaggi.
Carlotta all’inizio ha dato alla scatola un’occhiata sfuggente ed ha pensato: “Un’ altra delle sue solite stramberie”, poi ha iniziato ad abituarsi, era una cosa tra le cose della casa. Poi un giorno ha iniziato a desiderare che quella scatola e il suo contenuto fossero per lei ma non ha osato aprirla. Più la guardava e più le piaceva, aveva un colore bellissimo, verde smerlado e non era né grande né piccola, era una bella scatola ma niente di esagerato.
Così, i giorni seguenti, Carlotta ha avuto un bel da fare per distrarsi dalla scatola ed è iniziata la sua grassezza.
Si è convinta con frasi del tipo: “No, quello che voglio in realtà non è la scatola, certo è bella ma sicuramente su internet o là fuori nel mondo ne vendono di migliori” e in quell’istante è iniziata la sua grassezza metaforica. La ragazza ha comprato in un mese 365 scatole, una scatola per ogni giorno dell’anno, tutte diverse, cartone, metallo, alluminio, legno, plastica scatole grandi, contenitori piccoli, recipienti, cassette, scrigni, cofanetti, custodie, astucci. Avendo ormai tutte quelle scatole ha anche ritenuto opportuno comprare un sacco di cose da metterci dentro: vestiti, scarpe, cancelleria, orecchini, trucchi, libri, palle di vetro con la neve ma niente, il desiderio della scatola della cucina non se ne andava, si affievoliva, ogni tanto sembrava quasi scomparire ma poi bastava che andasse in cucina e ecco che ritornava, più forte di prima.
Carlotta, però, la scatola non la apriva, non sapeva se era davvero per lei, non sapeva se sarebbe stata poi delusa dal contenuto, non sapeva se sarebbe riuscita a richiuderla come prima dopo averla aperta, quindi niente, usciva dalla cucina pesante come un ferro da stiro di ghisa e si piazzava davanti alla tv.
Poi un giorno le è venuta un’altra idea e lì è cominciata la sua grassezza fisica: “Se la scatola è in cucina… basta non andare in cucina! Basta cucinare! Ordinerò tutto per telefono!! Aaaaa sono un ggenio!”. Il mese successivo alle 365 scatole e ai vestiti, perciò, Carlotta ha assaggiato tutte le cucine della città che promettessero un Take Away: “Presto Kebab”; “Pronto Pizza” ; “Cina a casa tua”; “Messico in salotto”; “Sapori d’oriente” e molto altro. Si è piazzata davanti alla tv, ha girato la poltrona con le spalle alla porta della cucina e ha mangiato tutto il mangiabile, risultato, 20 chili in un mese, un certo senso di nausea perenne e il desiderio fisso della scatola della cucina.
Forse un giorno Carlotta si stancherà di tutta questa grassezza, andrà in cucina e correrà il rischio di aprire la scatola, per ora è uscita e ha deciso di prendere un po’ d’aria, almeno ha il tempo di pensarci su, si è data il tempo di prendere tempo.
Cammina per la strada dondolando il suo grasso corpo e intanto ci pensa su. 

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