sabato 24 marzo 2012

Polemica



"Io, Qoèlet, sono stato re d'Israele in Gerusalemme.
Mi sono proposto di  ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. È questa una  occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino.
Ho  visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il  vento.
Ciò che è storto non si può raddrizzare
e quel che manca non si può contare.

Pensavo e dicevo fra me: «Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta  di quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme. La mia  mente ha curato molto la sapienza e la scienza». 
Ho deciso allora di conoscere la  sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche  questo è un inseguire il vento,
perché

molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere, aumenta il dolore.

[...]

Tutta la fatica dell'uomo è per la bocca e la sua brama non è mai sazia. 
Quale  vantaggio ha il saggio sullo stolto? Quale il vantaggio del povero che sa  comportarsi bene di fronte ai viventi?
Meglio vedere con gli occhi, che vagare con il desiderio. Anche questo è vanità  e un inseguire il vento. 
Ciò che è, già da tempo ha avuto un nome; e si sa che  cos'è un uomo: egli non può competere con chi è più forte di lui. 
Le molte parole  aumentano la delusione e quale vantaggio v'è per l'uomo? 
Chi sa quel che  all'uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli  trascorre come un'ombra? Chi può indicare all'uomo cosa avverrà dopo di lui sotto  il sole?"

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